INTAKT RECORDS – CD-REVIEWS
BORDERLANDS TRIO
STEPHAN CRUMP – KRIS DAVIS – ERIC MCPHERSON
ASTEROIDEA

Intakt CD 295 / 2017

 

Der Kontrabassist Stephan Crump hat neben seinem Rosetta Trio, Rhombal, dem Jen
Chapin Trio und Vijay Iyer Sextet noch Kapazitäten frei. Im BORDERLANDS TRIO bringt er
mit dem New Yorker Drummer Eric McPherson, der ihm vom Rez Abbasi Acoustic Quartet
her vertraut ist, einen neuen Namen fürs Intakt-ABC mit. Crump ist da schon verzeichnet
als Secret Keeper mit Mary Halvorson, im Duo mit Steve Lehman, im Trio mit Ingrid
Laubrock. McPherson bringt nun seine Erfahrungen mit den Altmeistern Jackie McLean
und Andrew Hill mit, hat lange mit Abraham Burton und Fred Hersch getrommelt und
könnte Intakt-Empfehlungen durch Lehman oder Aruán Ortiz vorweisen. Zum klassischen
Trio wird Borderlands dadurch, dass auch die mit Anti-House und Obbligato bekannte
Pianistin Kris Davis ein Zimmer in The Samurai Hotel in Queens buchte, um bei Asteroidea
(Intakt CD 295) zu den Grenzen vorzustoßen, an einen Küstenstrich mit Seesternen.
Umspült von einem Ozean, dem wir alle als Kaulquappen entstammen und der in uns
präsent bleibt als 'Body Waves' (oder 'Pulse Memory', wie es auf Crumps "Planctonic
Finales" heißt). Davis beginnt im Innenklavier schon zu krabbeln, die Grenzlande sind eine
amphibische Zone. Doch Davis, ganz Paradoxical Frog, hämmert und härtet mit ostinatem
Nachdruck Panzer und Knochen und beschwichtigt in ihrer sturen Konsequenz an
präparierten Keys meine Zweifel an Sinn und Verstand von Pianisten. Wenn sie
arpeggiert, dann als Perlen zählende kapriziöse Nixe. McPherson interagiert feinmechanisch
mit zartem Tickling, spielt den staksenden Hummer, der Bass kreucht und
pulst. Wobei der Puls der Evolution nicht allzu oft geradlinig groovt, öfters hält er
träumerisch inne. 'Carnaval Hill' wird von Davis mit Konfetti überstreut. Für 'Flockwork'
rupft sie am Draht zu flockiger Perkussion, Seepferdchen klappern mit den Hufen, reihum
wird monoton geklackt. 'Ochre' folgt als Interlude à la Cage, doch wieder träumerisch,
sogar die Sekunden klingen verträumt. 'Body Waves' bringt rasant krabbelnde Vorstöße,
zuckende und ratschende Gesten, animierten Groove und Zart-Krass-Kontraste. Auch
'From Polliwogs' (daher die Kaulquappe) setzt die Evolution nochmal mit ostinatem
Klacken in Marsch. Davis, als 'organische Maschine' eigentlich das fortgeschrittenste
Element, lässt sie simplizistisch schreiten, aber der Gang führt ins Dunkle. Wir wären
wohl besser Seesterne geblieben.

Rigobert Dittmann, Bad Alchemie, Deutschland, BA96, Oktober 2017

 

Aldo del Noce, Jazzconvention, 3. Oktober 2017

 

 

 

Quando al centro di Flockwork, terza traccia di Asteroidea a firma Borderlands Trio, il piano preparato si pianta su due note picchiate come fossero un riff da minimal house mi é difficile
a) non sorridere
b) non pensare alle ridicole movenze con cui si balla la house
c) non ammettere che questa soluzione così poco ortodossa stia a meraviglia nel contesto del brano Asteroidea é un grande studio su improvvisazione e ritmo, dato in pasto a tre musicisti che si cibano di qualunque cosa. Il Borderlands Trio è attivo da un anno, ma é difficile non condividere l'esaltazione nel booklet per la sinergia già affinatissima dei tre. Il piano preparato di Kris Davis, il contrabbasso di Stephen Crump e la batteria di Eric McPherson dialogano spesso senza pace alternando poliritmie, sezioni tiratissime che passano con grande fluidità tra soluzioni ironiche o introspettive, ostinati di derivazione minimalista, improvvisazione free ed avanguardia del secondo novecento.
Kris Davis é una delle pianiste più richieste nella scena jazz newyorchese, e soprattutto una delle più inconfondibili grazie al suono del suo pianoforte preparato. Di origine canadese, ha alle spalle un background di jazz e di musica d'avanguardia sul pianoforte. E' facile riconoscerla per il suo tocco secco e tagliente con cui il piano viene spesso ridotto a mero strumento ritmico, spesso così lontano dalle sincopazioni jazzistiche. Nel suo playing si sentono le poliritmie e generazioni del ritmo di Elliott Carter e la musica seriale. Il tutto calato nell'abito dell'improvvisazione, connubio inusuale anche di più di un riff da minimal house in un pezzo jazz.
Le sette tracce che compongono il lavoro sono state registrate il 18 Dicembre del 2016 e la scelta é stata di non partire da alcun materiale pre-esistente. I tre giocano su un grande senso del drammatico, mentre sviluppano le loro improvvisazioni seguendo un filo narrativo e facendole crescere sino a mutare pelle. Gli sviluppi avvengono attraverso dettagli; Crump: "Per me é nella nostra carica magnetica che c'é la vera espressione. Ci permette di ascoltare i dettagli e di spingere e rallentare". La già citata Flockwork tramuta gradualmente il potente riff da discoteca in un ostinato minimale che lentamente Davis porta in uno spostamento di fase a la Steve Reich, mentre Crump e McPherson studiano tutte le possibili sfumature da giocare sul tema.
La coppia ritmica é perfettamente bilanciata. Proprio quando l'uno spinge l'altro va a tenere il tema sottostante. Crump, presente in molti lavori di Vijay Iyer, é perfettamente a suo agio tra le poliritmie, ma mantiene sempre un suono corposo e pieno. McPherson, figlio d'arte e partner frequente di personaggi come Andrew Hill e Fred Hersch, sfoggia per quasi tutti i 53 minuti del disco una bagaglio ipertecnico impressionante. Vera forza motrice del trio, anzi, solista principale dei tre.
Asteroidea si apre con la lunga -26 minuti- Borderlands, che é un esempio perfetto della capacità di creare una narrazione improvvisata dei tre. Provo a riassumerla, a costo di snaturare parte del brano:
• Si inizia con un riff cromatico ripetuto di Kris Davis sul registro più basso. La pianista setta subito un tempo moderato su cui gradualmente McPherson e Crump aprono un botta e risposta. Crump con l'archetto crea delle misteriose linee sulla scala diminuita. Mc Pherson prova a dissezionare ogni possibile accento dell'ostinato di Davis, piantando pattern drum'n'bass, giocando sui piatti e sulla cassa. Siamo tutto orecchie per il batterista e per le sue mille invenzioni in cui fa dialogare una poliritmia dopo l'altra
• ai 3 min: troviamo pace su un uptempo di McPherson ed é Crump a portare il groove ora. Siamo arrivati al primo atteso plateau dopo l'intro. Davis snocciola accordi dissonanti con il suono del piano preparato che richiama uno xilofono o una marimba, a seconda del registro che va a toccare sul piano. Un crescendo che termina con una esaltante gragniuola di note, prima di ripiazzarsi su un ostinato di due note che suonano come una campana gamelan.
• ai 7 min: una seria di accordi discendenti staccati di Davis, sollecitata dal cambio di basso di Crump, quasi una marcetta -molto ironica. McPherson rallenta il ritmo gradulamente. La progressione si fa ossessiva, ripetuta, a contrasto con il basso e la batteria ora ritmicamente costanti. McPherson segue Davis con la cassa e Crump con i piatti. E' sempre un sali-scendi. Un attimo di pace e subito Davis salta da un ostinato, al silenzio, alla scarica di adrenalina.
• ai 10 min: Davis ritorna al suono del piano non-preparato con fraseggi ampi, ripetuti, sempre più veloci, sovrapponendo figure ritmiche via via più complesse, che spesso cadono su accordi ripetuti. Crump spinge di nuovo sull'acceleratore. Non sappiamo bene dove stiamo andando, ma il movimento ci sta portando da qualche parte, con gran senso di progressività
• ai 14 min: la conclusione della prima parte é su tenui arabeschi di piano che lasciano il posto ad una variazione del tema cromatico iniziale. Crump e McPherson rimangono sullo sfondo. Ora il tema é dissezionato in alcune variazioni: non ha più la spinta iniziale, ma si fa quasi meditativo, introspettivo
• ai 17 min: il riff lentamente si spegne per lasciare spazio al solo McPherson. L'improvvisazione sembra finita, sta allora al batterista lentamente ridare benzina con un lavoro lento ed inesorabile di riduzione e vivisezione del pattern di batteria con cui concludeva la parte precedente. E' lentamente trasformato in una nuova linfa
• ai 20 min: Kris Davis si fa rivedere con una serie di accordi sospesi; rientra anche Crump
• ai 22 min: una progressione ascendente di una singola nota del piano che sale cromaticamente va a creare una atmosfera di tensione prolungata e pacata. Una lunga coda che da una via d'uscita a metà tra lirismo e piacevole inquietudine (con Kris Davis che sembra quasi richiamare il lirismo di Keith Jarrett)
Passiamo da Carnaval Hill, dove su uno swing sempre mutevole -come fa McPherson a seguire Crump?- Davis spazia con frasegggi veloci dal registro più alto a quello più basso sparati nell'orecchio dell'ascoltatore, ad Ochre, un brano atmosferico costruito senza un vero centro dai tre che si contrappuntano quasi a distanza con pochi suoni.
Il disco termina con Body Waves e From Polliwogs. La prima completamente destrutturata tra botta e risposta dei tre, la seconda una perfetta chiusura circolare con la traccia iniziale, tanto ricorda Borderlands in piccolo. Un pattern intricato di McPherson alterna battute da 2, 3 o 4 su cui Davis pianta un ostinato. Crump completa con una linea più tonale. Davis va su una lunga linea discendente fatta di intervalli atonali che accresce la tensione; Crump suona sempre più indietro possibile; McPherson parte da un groove quasi grasso per poi terminare nel silenzio.
Asteroidea é un disco pieno di momenti esaltanti e di mille invenzioni, soprattutto ritmiche, capace di tirare fuori il miglior playing possibile di questo trio. Da riascoltare più volte per riscoprirci sempre nuove sfumature.

Marcello Nardi, Markellosnardoi, 13. 10. 2017

 

 

Recorded at the Samurai Hotel in Queens in December of 2016. Downtown pianist Kris Davis seems to be everywhere nowadays, juggling several bands or projects: solos, numerous trios with Tony Malaby & Nick Fraser, Ingrid laubrock & Tyshawn Sorey, Eric revise & Gerald Cleaver and groups with Tom Rainey & Max Johnson. Bassist Stephan Crump also is ubiquitous, with a number of duos, trios and quartets, too numerous to mention here. In-demand drummer Eric McPherson also gets around working with a diverse cast of greats: Andrew Hill, Jackie McLean, Fred Hersch and Rex Abbasi.
   In the last few years, Ms. Davis has been experimenting by muting strings inside the piano with pieces of masking tape. This gives certain notes, certain ares in the piano an odd, muted sound. This motes notes don't resonate in the same way as the other notes. The long opening track, "Borderlands", features those strange muted notes, giving the trio its own, unique, rather mysterious sound. While the bass and drums keep a pulse flowing, speeding up, slowing down organically, Ms. Davis also weaves in assorted clusters. Ms. Davis has a magic touch, the way she uses and alters those muted notes are her signature here. The trio moves together as one focused unit here, extraordinary throughout! The rest of the pieces on this disc are shorter yet no less inventive, organic sounding and transcendent in their own unique way. Although all this music was improvised, it sounds as if the trio did have someone directing which holds things altogether. There are moments of peaceful calm which are lovely, absolutely riveting in the sublime grace. Each member of this trio is integral to the overall creative spirit which is balanced just right between free and fixed points. Astonishing! -
Bruce Lee Gallanter, DMG , 12 october 2017

 

 

Tor Hammero, Tor de Jazz, 28.10.2017

 

Mark Corroto, All About Jazz, November 4, 2017

 

 

Christoph Wagner, Jazzthetik, November-Dezember 2017

 

 

Troy Dostert, All About Jazz, November 9, 2017

 

 

Cerini, Musica Jazz, Italia, Novembre 2017

 

 

 

haun, Nachrichten, Österreich, 11. Dezember 2017

 

Udo Andris, Jazzpodium, Dezember 2017


Friedrich Kunzmann, Concerto, Österreich, Dezember 2017


Udo Andris, Badische Zeitung, 20.12.2017

 

 

Der Bassist Stephan Crump ist zweifellos im Kommen. Der in New York sehr umtriebige Musiker brillierte bei Mary Halvorsons unlimited-Festival in Wels, spielt mit Ingrid Laubrock, Cory Smithe oder Vijay Iyer. Im Borderlands Trio kooperiert er mit der Pianistin Kris Davis und dem feinsinnigen Drummer Eric McPherson.  Also ziemliche Hochkaräter sind da am Werk, Großes ist zu Erwarten. Das wird nur zum Teil eingelöst. Vor allem beim Titelstück Borderlands kann die ständige Präparation von Davis‘ Piano ein wenig nerven, das Klavier klingt über weite Strecken wie eine Marimba. Zudem macht das Stück wegen seiner 26 Minuten die halbe CD aus. Der Rest der Platte ist aufregender, nicht so statisch wie der lange Beginn. Da ist mehr Abwechslung angesagt, die Musik wird verspielter, jeder der drei bringt seine Stärken besser zur Geltung. Das wird dann richtig schön und auch im besten Sinn unterhaltsam. Der Tonträger ist übrigens exzellent aufgenommen, aber das ist bei Intakt irgendwie selbstverständlich. (haun)
haun, freistil 76, 2017

 

 

 

James Hale, Downbeat, March 2017

 

 

 

Jazz en meer- weblog. Maandag 8 januari 2018

 

 

Christian Broecking, Berliner Zeitung, 6-7 Januar 2918

 

 

Michael Rüsenberg, Jazz City, 26. Februar 2018

 

 

 

To the Interview: Point of Departure, PoD62, March 2018, by Troy Collins

 

 

Peter Margasak, Chicago Reader, USA, March 08,2018

 

 

 

Derek Taylor, Dusted Magazine, USA, Jan 3, 2018

 

Jean Buzelin, CultureJazz.fr, Aug 2018

 

Luc Bouquet, Improjazz, Février, 2019

 

Nachrichten.at, Feb 26 2019

 

Ulrich Stock, Die Zeit No.12, Mar 14 2019

 

 

Kurt Gottschalk, New York City Jazz Record, April 2020

 

 

 

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